L’uccisione del maiale era è continua a essere un vero e proprio rito, una festa e un’occasione di socializzazione a cui partecipa l’intera famiglia, i parenti, i compari, gli amici e spesso anche i vicini di casa che vengono invitati per consumare il pranzo e aiutare nella preparazione dei salumi.

Il maiale è stato per secoli la dispensa di molte famiglie, una garanzia di grasso e proteine per l’inverno infatti, fino a pochi decenni fa, la dieta delle famiglie contadine era principalmente vegetariana, e non per scelta. La carne era consumata esclusivamente durante le ricorrenze e i giorni di festa, e non sempre.

Per fare un breve salto nel passato, le famiglie benestanti che avevano la possibilità economica di comprare un maialino (acquistato in genere nelle fiere) lo affidavano a un contadino che lo allevava nutrendolo con i propri avanzi, ma anche castagne, ghiande, crusca, bucce di cocomero e altro ancora.

Al momento della sua uccisione, in genere tra i mesi di Dicembre, Gennaio e Febbraio che coincidevano con il periodo freddo dell’anno e assieme alla piena maturazione dell’animale che intanto aveva superato il quintale di peso, la tecnica prevedeva (e ancora prevede) che il maiale fosse sezionato in 2 parti uguali: una metà al padrone, l’altra al contadino.

Con la fine dell'epoca dei padroni i contadini iniziarono ad allevare autonomamente il maiale e, all’atto della sua uccisione, si diffuse la pratica di condividere la festa con l’intera famiglia: i parenti, i compari, amici e spesso anche il vicinato.

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