Si concludeva così, in modo alquanto soddisfacente “sulla carta” per i contadini, la prima fase dell’occupazione delle terre.
Ma non furono rose e fiori. Iniziarono, infatti, sul piano legale, una lunga serie di vertenze tra i proprietari e gli agricoltori, con i primi che cercavano cavilli di ogni genere per rilasciare il più tardi possibile i terreni.
Infatti, dopo il predetto fondo De Luca, la Cooperativa fece domanda anche per avere il fondo di “Campodorato” di Leopoldo Rossi per 1.000 tomolate e di Felice Ventura per 50 tomolate. Non vi fu alcuna risposta da parte della Commissione e dunque la Cooperativa presentò ricorso, così come risulta dal Registro dei Ricorsi n. 10/50 e 11,14/50 della Pretura del Tribunale di Nicastro. La vertenza, però, rimase completamente insoluta.
Un altro esempio di come la vita degli agricoltori era resa difficile. Giunse il 31 ottobre 1946 quando si riunì il Comitato Agricolo per la risoluzione delle controversie sulla ripartizione dei prodotti delle terre tra i proprietari e i contadini. Il Comitato agricolo fu rappresentato in qualità di Giudice Conciliatore (e di presidente) dal Dott. Nicola Cirillo.
I proprietari furono rappresentati dall’ing. Ignazio Ventura e gli agricoltori dai sign. Arrigo Arcangelo e Mendicino Giovan Battista, coltivatori diretti, designati dalla Lega locale della “Federterra”.
Risultarono assenti ingiustificati l'altro rappresentante degli agricoltori avv. Leopoldo Rossi Leopoldo e anche il suo supplente avv. Alfredo Mauri.
Funse da cancelliere Francesco Cristofaro, impiegato del Comune.
All'esame del Comitato vi era la misura della ripartizione del prodotto delle terre del fondo "Pietra della Nave" e precisamente della località denominata "Macchie" di proprietà dei marchesi De Luca Carlo e Giuseppe di Lizzano, concesse ai compartecipanti Bifano Lorenzo di Antonio, Rizzo Vincenzo fu Vincenzo (sic), Carpino Vittorio fu Francesco e Isabella Antonia di Giovambattista.
I De Luca, però, non si presentarono, senza dare alcuna giustificazione.
Dal verbale, si legge:
“Sostengono i compartecipanti che essi debbano corrispondere la quinta parte del raccolto in quanto detti terreni non sono da ritenersi di particolare produttività ed infatti essi, come risulta dalla denunzia del raccolto fatta dai marchesi De Luca all'U.C.S.E.A., producono una media di circa due quintali per tomolata di terreno e ciò ci viene assicurato al Comitato dal capo dell'U.C.S.E.A. di Nocera Terinese.
Inoltre i compartecipanti fanno presente che detti terreni vengono concessi soltanto per la coltivazione del granoturco estivo, di cui si contesta, mentre per tutto il resto dell'anno il terreno rientrare nello sfruttamento dei concedenti marchesi De Luca, per pascolo dei loro armenti, togliendo così ai compartecipanti la possibilità di avvantaggiarsi del maggese, frutto del loro lavoro, che potrebbesi coltivare a grano con lieve lavoro come da tutti è risaputo.
Detto terreno viene consegnato non agli stessi compartecipanti dell'anno precedente ma quasi sempre ad altri ed in condizioni incolto, essendo servito per pascolo per ben venti mesi.
I compartecipanti fanno inoltre presente che il marchese De Luca non concorre in nessun modo alla cultura del terreno, dando soltanto a loro il nudo terreno, e quindi chiedono al Comitato Agricolo che venga applicato l'art. 1 del D.L. 19/10/1944 N. 301”.
Siccome, come detto, i De Luca non furono presenti, né mandarono un loro rappresentante, non si poté sentire per quali motivi essi chiedevano la metà del prodotto, per cui il Comitato Agricolo si trovò nell'impossibilità di poter sperimentare la conciliazione delle parti e mando le stesse dinanzi alla Commissione Circondariale.
Il verbale fu firmato dal Dott. Nicola Cirillo (presidente), da Cristofaro Francesco (funzionante cancelliere), Arrigo Arcangelo e Mendicino Giovanbattista e “crocesegnato” da Rizzo Vincenzo, Bifano Lorenzo e Isabella Antonio.
Tratto da "NOCERA TERINESE Storia e Storie" Vol. 4 - Dal dopoguerra 1915-18 al Duemila di Adriano Macchione (ed. Ma.Per.)