In Licofrone, nel Canto IV dell'"Alexandra, accanto alla prima citazione di Terina, appare anche la prima del fiume Savuto, detto Ocinaro.
Il Savuto, fiume di grande importanza storica, sempre noto da secoli, nei tempi antichi è stato nominato in vari modi, Ocinarus da Licofrone e poi Sabbatus, Bato, Sabazio, eccetera.

In greco originale, il nome Ocinaro significa “scorrere velocemente”, derivando da oku* (che significa “velocemente”) e naros* (che significa “scorrere”). Un’altra giusta interpretazione del nome potrebbe essere quella che lo ritiene derivante da okeanos* areos*, ossia oceano (o fiume) di Marte, per descriverne il corso, impetuoso e potente come il dio Marte.
Nel breve testo risalta un termine da ritenere di grande interesse, bucheros*, che significa “a corna di bue” o che serviva per indicare “cosa a forma di bue”. Un termine che ben si adatta per una descrizione del Piano di Tirena e del Savuto e che sembra testimoniare che Licofrone, poeta ermetico ma di grande intensità descrittiva, intendesse parlare solo e unicamente del Piano e del Savuto e non di altri siti.
Scorrendo il testo di Licofrone, sono molti gli abbinamenti ai quali il termine si presta in sede di traduzione.
Innanzitutto può essere abbinato ad Ares per paragonare l’Ocinaro a un Dio Marte descritto potente come un toro oppure può essere abbinato all’Ocinaro stesso descrivendolo così “a corna di bue” con riferimento al corso parallelo dei due fiumi che bagnavano il Piano ai lati e che poi curvano per unirsi in un solo corso d’acqua. Il termine bucheros*, inoltre, potrebbero riferirsi allo stesso Piano, denominato nell’antichità Colle Sabazio, in onore del dio Sabazio, che nel mito, è risaputo, portava le corna di bue. Oppure potrebbe riferirsi al sepolcro della Sirena Ligea, per descriverlo nascente su una località “a corna di bue”, che era più in generale il colle Sabazio, oppure, più in particolare, un luogo situato nei pressi del fiume Ocinaro.
Insomma, siamo davanti a un bucheros* di grande rilevanza storico - letteraria.
In merito alla traduzione che descrive l’Ocinaro come un dio Marte, potente e dalle corna di bue o di toro, c’è da rilevare che oggi, fra tutti i fiumi della provincia di Cosenza e di Catanzaro che sfociano nel Tirreno, solo il Savuto, per il suo corso in forte pendenza, è facilmente relazionabile all’Ocinaro. Dalla Strettoia di Carpanzano a Portavecchia il greto del fiume si abbassa di 44 metri ogni chilometro.
Risulta molto interessante, inoltre, una traduzione dei versi di Licofrone in latino da parte di Joannes Tzetzes in cui le acque dell’Ocinaro sono definite “aquis martis”, ossia “acque di Marte”, con il solito significato di “acque di Marte”, cioè “acque forti, robuste” o “acque dal forte rumore delle onde”. Sono tutti, ancora una volta, aspetti tipici del fiume Savuto.
C’è da aggiungere, però, che l’intenzione di Licofrone, poteva essere non quella di una descrizione del fiume (come generalmente si crede) ma quella di indicarne la provenienza dall’odierna Martirano, per dire “acque provenienti da Mamers”. La vicina città era così chiamata da Mamerte, ossia Marte, dio della guerra. Ed era chiamata anche Mamertium, dal nome riportato nella sua monetazione, così come scrisse anche lo storico Oreste Dito. Oppure, l’intento di Licofrone poteva essere quello di indicare il nome che il fiume portava nella stessa vicina Mamers. Di questa Mamers, alcuni storici oggi vogliono negare l’esistenza, indicando, come la vera Mamertum, chi Oppido Mamertino e chi Messina.
Siccome tutte le storie presentate sui tre centri presentano dati molto credibili, è più logico ritenere possibile l'esistenza, nei tempi antichi, di tutte le tre città, soprattutto considerando che esse erano dedicate allo stesso dio, il più venerato del tempo. Infatti, centri grandi e minori che riportavano il nome di Marte, abbondavano ovunque. Tra l’altro, secondo alcuni storici, la Mamers di Martirano fu la prima città (o una delle prime) abitata dai Bretti, un popolo che venerava lo stesso Marte.
Sul nome originario di Martirano, troviamo anche un’interessante citazione di Bernardino Martirano, che scrive che “prius Mamertium, et Martis ara dicebantur”. In questo passo, c’interessa per la nostra trattazione il nome Martis, meglio definito con “Martis ara”, ossia “altare di Marte”.
La venerazione di Marte in quei territori è attestata anche da Fra Elia De Amato, monaco carmelitano nato a Mormanno, oggi provincia di Cosenza, che ricorda come il dio fosse raffigurato nelle monete a Mamertium, ornato di varie insegne, nudo, con l’elmo ecc.
Questa denominazione “acque di Marte” o di “acque provenienti da Mamers” del fiume che lambiva il Piano, essendo questo fiume già identificato con l’Ocinaro, attesterebbe in maniera ben chiara che l’Ocinaro passava ai piedi del Piano e che era il fiume Savuto.
Oggi, qualcuno tra gli assertori di una Terina non sorgente sul Piano, ignora volutamente i versi di Licofrone e tenta di identificare questo Ocinaro con altri fiumi. Tra questi nuovi “Ocinaro” figura anche lo Zinnavo. Più che un fiume, un torrente, né “a corna di bue” e né “impetuoso”.
Per dimostrare che l’Ocinaro era lo Zinnavo, viene proposta l’assonanza tra i due nomi e questa trasformazione: Ocinaro, Ucinaro, U Cinaru, U Cinavu, U Zinavu, U Zinnavu.
Osservato questo percorso, però, non si può non rilevare che solo tre lettere sono rimaste eguali e più di mezza parola è cambiata. Di questa forzata trasformazione, inoltre, non è presente alcuna traccia. Già nel 1614, lo Zinnavo era chiamato “Zinnamo”, più o meno come oggi.
Qui tornano in mente le parole delll’archeologo Paolo Orsi, uno dei primi studiosi a negare l’esistenza di Terina sul Piano: “L’omonimia di Tirena con Terina ha dato origine ad equivoci topografici che bisogna sgombrare, perché con Terina non ha relazione di sorta il nome del nostro colle”.
Ma com’è possibile dire che esiste una relazione tra i nomi Ocinaro e “ ‘U Zinnavu” e nessuna tra Tirena e Terina? L’intelligenza del lettore da sola basta per verificare se esistono più attinenze tra i nomi Ocinaro e “ ‘U Zinnavu” oppure tra Tirena e Terina.

NOTA: I testi segnati con * sono da intendere come si leggono in italiano pur essendo riportati con i caratteri originari della lingua greca.

Tratto da "NOCERA TERINESE Storia e Storie" Vol. 1 - Dalle origini a tutto il 1400 di Adriano Macchione (Ma.Per. Editrice)

 

 


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